Il biologico è alla base di molti settori produttivi in Veneto.

Il settore legato al “bio” è sempre più importante in Veneto e il dott. Martino Cerantola presenta a Innoveneto la Rete “Cluster Biologico Veneto” di cui è presidente.

Dott. Cerantola, che cos’è e cosa rappresenta la RIR Cluster Biologico Veneto?

È una rete che nasce dalla consapevolezza che il settore primario agricolo del Veneto rappresenta una delle colonne portanti dell’economia regionale oltre che essere un sostegno dell’agroindustria, della ristorazione, del turismo e del territorio. Coinvolge quasi 80 aderenti, tra Imprese e Organismi di Ricerca pubblici e privati.

La rete, ha colto, ancor prima della decisione europea sul Farm to Fork, le tendenze del mercato e le future esigenze dei consumatori e dei cittadini del Veneto.

La necessità di produzioni sempre più sostenibili e lo sviluppo di una maggiore percentuale di superficie coltivata a biologico sono i principali motivi che hanno spinto una fetta importante del mondo agricolo, della trasformazione e della meccanizzazione agricola, ad unire le forze e a creare questa Rete.

Per arrivare a tali obiettivi c’è la consapevolezza che non può esserci sostenibilità ambientale se non vi è anche la sostenibilità economica delle imprese, che si raggiunge in primis attraverso la ricerca scientifica e innovazione tecnologica. Tematiche che evidentemente appartengono proprio alle Reti Innovative ed è stato quindi naturale declinare questa unità di intenti all’interno di questo ambito.

L’individuazione e la sperimentazione di nuove tecnologie al fine di creare nuove varietà, nuovi processi produttivi e di trasformazione con l’intento di cogliere le future opportunità e richieste del mercato rappresentano il core business di questa rete.

Non ultime le sfide che si sono appalesate nel corso dell’ultimo biennio con l’epidemia del Covid e con l’invasione Russa ai danni dell’Ucraina. Questo periodo ha evidenziato l’importanza di un’economia primaria di prossimità in grado di sostenere il più possibile i consumi interni e di ridurre al massimo le criticità della supply chain, messa a dura prova dal boom dei costi energetici e dalle molteplici incertezze che negli ultimi mesi ha caratterizzato la logistica dei trasporti mondiali.

Come valuta il rapporto tra i membri della rete? Sono aumentate le collaborazioni tra imprese e imprese e strutture di ricerca grazie alla rete?

Le interazioni fra i partner della rete sono numerose e molto spesso coinvolgono sia partner privati (aziende) che le strutture di ricerca (Università e altri centri di ricerca). I progetti sviluppati all’interno della RIR rappresentano il primo incubatore per lo sviluppo di interazioni fra i partner in quanto sia nella fase di sintesi della proposta di ricerca che nella fase di svolgimento delle attività del progetto, i partner hanno l’opportunità di conoscersi e di scambiare esperienze e/o nuove idee. Proprio la capacità di interazione fra le aziende e fra le aziende e gli enti di ricerca, pilastro del modello delle Reti Innovative Regionali, rappresenta uno dei migliori indicatori di efficienza di svolgimento dei progetti di ricerca. All’interno della Rete le relazioni fra aziende e fra aziende ed enti di ricerca rappresentano inoltre lo scheletro della rete medesima e la capacità delle medesime aziende di trasferire efficacemente l’esperienza ad altre aziende della Rete.

Indubbiamente, gli ultimi anni, ed in particolare le restrizioni dovute alla pandemia, non hanno certo agevolato il processo di interazione, che però è stato fortemente mantenuto anche grazie alle innumerevoli riunioni svolte in modalità on-line.

In conclusione, il giudizio sul rapporto fra i membri della rete è positivo e la possibilità di svolgere eventi di presentazione delle attività all’interno della rete stessa rappresenta una valida strategia a supporto dello sviluppo di interazioni interne alla stessa.

Quanto aiutano le iniziative regionali nello sviluppo della rete? Quali opportunità sono nate?

Le attività di scambio tra i componenti delle reti sono sempre in continuo movimento, ma certamente le iniziative della Regione rappresentano un elemento di accelerazione in questi processi aggreganti di interscambio.

Altresì le iniziative Regionali sono molto utili nella reciproca conoscenza tra le reti e in grado di far conoscere a tutti gli ambiti non direttamente connessi con l’attività agroalimentare le altrettanto importanti attività di supporto e di servizio alle imprese.

La possibilità di accedere a finanziamenti, in particolare per progetti di R&S, rappresenta una buona palestra per la condivisione di esperienze e lo sviluppo di nuove traiettorie di ricerca. Un esempio fra tutti, che può essere citato, è stata la possibilità di proporre la tematica acqua all’interno del progetto SustaIn4Food. Quasi 3 anni fa questa richiesta è nata da alcune aziende particolarmente attente alla tematica, in quanto grandi utilizzatrici di risorse idriche; nel corso dei mesi di svolgimento delle attività progettuali, la sensibilità per la medesima tematica è stata manifestata anche da altre realtà aziendali identificando una rilevante traiettoria di ricerca e/o innovazione nel comparto agro-alimentare veneto.

Grazie alle opportunità create dalla regione, realtà aziendali molto diverse tra loro hanno potuto collaborare in modo produttivo sia all’interno di progetti di ricerca che di progetti di promozione, con il comune intento di ottimizzare iniziative e costi e di proporsi agli operatori dei mercati esteri non solo come aziende autonome, ma come sistema appartenente a una rete, con i benefici e i vantaggi che ne derivano.

Abbiamo inoltre riscontrato in occasione di queste iniziative l’interesse di molte imprese che si sono avvicinate per avere qualche informazione, ma che poi hanno apprezzato le opportunità delle Reti Innovative Regionali, nonché la capacità degli atenei Veneti nel dare supporto pratico alle imprese nello sviluppo di idee e nelle attività di ricerca e sviluppo per soddisfare le necessità aziendali.