Una Rete Innovativa che si muove tra moda, design e innovazione è Face Design che raggruppa imprese, università e centri per l’innovazione per creare progetti sempre all’insegna del Made in Italy.
Cos’è e cosa rappresenta la RIR FACE DESIGN?
La Rir Face Design si colloca nella Smart Specialization “Creative Industries” e rappresenta una vasta aggregazione costituita dai 4 Atenei del Veneto, da alcuni soggetti istituzionali che promuovono l’innovazione (Politecnico Calzaturiero, T2I, Certottica) e da aziende ascrivibili al settore made in Italy – moda (calzatura classica e sportiva, tessile e abbigliamento, occhialeria, accessori pelle e cuoio, mobile e design). Aderiscono alla rete sia imprese di piccole dimensione che grandi leader del settore.
Attraverso l’interazione tra le università e le imprese che fanno riferimento alle filiere delle Creative Industries, della moda e del design, la Rete Innovativa Regionale Face Design intende:
- Favorire il consolidamento e crescita delle aziende ma anche la creazione di nuove imprese e modelli di business attraverso il ruolo del progetto e della creatività e attingendo a nuove ricerche, conoscenze e competenze nel design, nell’ICT e in ambito culturale e formativo, collegate all’identità imprenditoriale e produttiva del territorio.
- Rinforzare il posizionamento delle filiere B2B presenti nella Regione Veneto, attraverso azioni di innovazione su materiali, automazione dei processi interni, consolidamento della filiera, normazione e potenziamento dei processi di trasferimento delle competenze.
Dopo alcuni anni di attività quale bilancio può fare?
La rete – maggiormente complessa rispetto ad altre sia per numerosità dei soggetti scientifici e imprenditoriali sia per la diversità dei settori merceologici coinvolti – ha concentrato le proprie attività su due grandi progetti di innovazione, oltre ad aver sostenuto alcuni progetti di internazionalizzazione condotti direttamente da aziende.
Di particolare interesse il primo progetto di innovazione “Tracciabilità, Certificazione ed Anticontraffazione dei prodotti Moda Made in Italy” che si è concentrato già a partire dal 2017 su un tema divenuto ancor più centrale – unitamente alla sostenibilità – con la pandemia.
Il progetto è nato con l’obiettivo di realizzare un quadro di attività e raggiungere i risultati che possono essere riassunti in tre punti:
- lo sviluppo di una collaborazione tra mondo universitario e aziende del mondo Fashion, attraverso dei laboratori condotti dai 4 Atenei veneti in cui si affronta il tema della tracciabilità in un’ottica di sostenibilità, allo scopo di arrivare alla creazione di modelli e strumenti idonei al supporto alle aziende e alla ricerca/creazione di un TAG innovativo da applicare ai settori della moda con esigenze ben definite e particolari;
- l’introduzione e l’ampliamento di un sistema di tracciabilità innovativo per i prodotti delle aziende del settore Fashion, strettamente connesso a prodotti certificati a livello nazionale da un ente autorevole;
- la creazione di modalità innovative per comunicare la tracciabilità dei prodotti certificati e per valorizzare, attraverso un’azione di marketing dell’innovazione, la soluzione adottata, con l’obiettivo di raggiungere il consumatore finale e di adottare quindi anche un nuovo modello di business.
Il secondo progetto SAFE – Smart creAtivity for saFety and rEstart, avviato in piena pandemia, è stato realizzato congiuntamente con i distretti della concia, della calzatura, dello sportsystem e con la RIR Sicurezza in Montagna. Prevede di realizzare una serie di attività di Ricerca Industriale e di Sviluppo Sperimentale innovative e coordinate, finalizzate a trasformare i sistemi aziendali e renderli capaci di intercettare e di affermare nuovi modelli di consumo e nuovi bisogni: sicurezza, trasformazione digitale, integrazione prodotto-servizio, sostenibilità, benessere. Nello specifico le attività si sono focalizzate su: lo sviluppo di dispositivi elettronici indossabili mediante tecnologie wearable e Iot; la conversione in ambito
virtuale dei processi di ideazione, visualizzazione, progettazione, produzione e marketing attraverso la combinazione di metodiche CAD, FEM e STAMPA 3D; l’utilizzo di materiali innovativi e nanotecnologie; la progettazione di tecnologie, additivi e strumenti per la sanificazione attiva e passiva di prodotto; lo sviluppo di prodotti eco-sostenibili; lo sviluppo di nuovi modelli di business, impresa e progettazione, collegati all’evoluzione dei modelli comportamentali ed ai nuovi stili di vita e di consumo.
Il bilancio è senza dubbio positivo. Molte aziende del settore moda non hanno rapporti con il mondo della ricerca, essendo abituati ad innovare “trainati” spesso dal grande cliente. Questa consuetudine sta cambiando, i nuovi trend, accelerati dalla pandemia e dalla crisi energetica, stanno aumentando la consapevolezza da parte delle aziende che è indispensabile investire in processi di open innovation, allargando il proprio network e le fonti da cui trarre conoscenza. In questo scenario, disporre di un “luogo” formalizzato, deputato ad attuare questo trasferimento di conoscenza, è estremamente prezioso.
Il fenomeno è ancora molto recente e quindi c’è la necessità di un consolidamento, con la strutturazione di ulteriori servizi ad alto valore aggiunto, ma la strada è quella giusta.
Qual è stata la sfida più importante che avete dovuto affrontare?
Sono state e sono principalmente due.
Da un lato il coinvolgimento di tutte le aziende aderenti alla rete. E’ evidente che le aziende ingaggiate nei diversi progetti che si sono intrapresi “vivono” l’esperienza delle rete in modo molto più concreto e con risultati tangibili. Più difficile il coinvolgimento delle altre, anche se si stanno programmando ulteriori iniziative/servizi che potrebbero essere di interesse.
Dall’altro la “coesistenza” di due anime all’interno della rete. Si deve ricordare che la rete si è creata per effetto di una unificazione di due diverse proposte di RIR, una orientata principalmente al design e una concentrata su processi e materiali. Il ripensare profondamente il modello di business è in sé un obiettivo di medio lungo periodo che non sempre le aziende hanno come priorità , spesso fortemente concentrate sul quotidiano e sulla gestione dei propri processi. Per questo motivo, le richieste che provengono dalle aziende sono spesso di miglioramenti e innovazioni tecniche/tecnologiche. Tuttavia, va evidenziato che spesso proprio tali innovazioni costituiscono fattori abilitanti per modificare il proprio posizionamento di mercato. Pertanto, pur non nascondendo le difficoltà di questo approccio a volte dicotomico, si ritiene che proprio l’integrazione di questi due ambiti possa costituire un valore aggiunto per la rete.
Come valuta il rapporto tra i membri della rete?
Sono aumentate le collaborazioni tra imprese e imprese e strutture di ricerca grazie alla rete? Certamente si, come evidenziato in precedenza. Ovviamente le collaborazioni sono state più significative tra le aziende che hanno partecipato ai progetti finanziati dalla Regione Veneto. In ogni progetto sono stati infatti previsti numerosi momenti di confronto interaziendali, guidate dagli esperti degli Atenei. Ciò ha consentito di attivare processi di networking significativi, sia tra aziende e Università che tra le aziende stesse. Come si accennava, è un importante obiettivo della rete estendere questi processi anche a altri aderenti alla rete e questa attività verrà svolta nel corso del 2022.
Quanto aiutano le iniziative regionali nello sviluppo della rete? Quali opportunità sono nate?
Sono state fondamentali, perché hanno consentito di “mettere a terra” progettualità che diversamente non si sarebbero realizzate in questi tempi. Molto interessanti i temi di ricerca e innovazione su cui ci si è concentrati, che hanno come filo comune il tema esteso della sostenibilità.
La costituzione di una rete sul tema design e moda ha anche consentito alla nostra regione di avere maggiore visibilità a livello nazionale. E infatti il Cluster nazionale Made in Italy e la RIR Face Design condividono il responsabile scientifico, il prof. Alberto Bassi.
E’ strategico che la nostra regione possa disporre di Reti Strutturate anche per una maggiore attrazione di collaborazioni, progettualità e per scalare da un livello regionale verso le dimensioni nazionali e soprattutto europee.
La Regione è stata dunque fondamentale in fase di avvio delle reti e ha stanziato somme significative a favore dei progetti di ricerca da queste sviluppate, senza dimenticare il sostegno fornito ai soggetti giuridici.
In questa fase di crescita e consolidamento del fenomeno dovrebbe poter svolgere un ruolo di regia per una razionalizzazione delle reti innovative esistenti, favorendo formule organizzative che tendano a diminuire i costi di gestione ottenendo significative economie di scala.